Il Diritto di apprendere. Un nuovo saggio che vuole scovare l’anello mancante per un sistema scolastico integrato

locandina libro sr anna“Per la prima volta nella storia proprio quando nel 2014 l’Europa invita gli stati membri a rivedere il finanziamento del sistema scolastico arriviamo noi”. E’ cosi che Anna Monia Alfieri, Marco Grumo e Maria Chiara Parola presentano il loro nuovo saggio “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato”, edito da Giappichelli. Il volume, che vanta una prefazione del Ministro dell’Istruzione Università Formazione e Ricerca, On.le Senatrice Stefania Giannini, entro il 30 di ottobre sarà disponibile nelle librerie italiane.
Gli autori – decisamente audaci sul tema – con dovizia di dati e fonti controllabili e realistici – arrivano a formulare una proposta innovativa, perché sia realizzato in factis, anche in Italia come nel resto dell’Europa, il diritto alla libertà di scelta educativa: la chiave di volta è il costo standard di sostenibilità per allievo. Il lettore avrà modo di confrontarsi con un ampio apparato di dati incontrovertibili e di tabelle riassuntive che mostrano come, allo stato attuale dei fatti, semplicemente iscrivendo a bilancio tutte le spese prevedibili dell’attività scolastica e gestendole in un quadro unitario e rigoroso in ordine agli sprechi, è possibile riequilibrare i costi – senza mai cedere sulla qualità del servizio – per consentire il riconoscimento della libertà di scelta educativa della famiglia parallelamente ad un sensibile risparmio per le casse dello Stato, elemento non trascurabile, in epoca di spending review.

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L’incontro del 27 aprile a Foggia

Anna Monia ALFIERI, sin dalla sua prima pubblicazione “La buona scuola pubblica per tutti statale e paritaria”, Laterza, 2010, sostiene che sia il “costo standard per studente” l’anello mancante per un Sistema Scolastico Integrato.
«La lettura de “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato”, infatti, non soltanto arricchisce la mente, ma interpella anche nel profondo la coscienza del lettore, coinvolgendolo nel vivo di temi che implicano il destino del singolo, della famiglia, dei diritti umani», dichiara sr Anna Monia che avverte «Non ci si aspetti quindi un contatto facile e immediato»; certo, l’agilità dello stile e la chiarezza espositiva agevolano il lettore, al quale è comunque richiesto, per una piena fruizione dei contenuti, il serio impegno di accostarsi al testo con l’animo e la mente sgombri da precomprensioni e pregiudizi. Il saggio, infatti, pone a tema le potenzialità della buona scuola pubblica, statale e paritaria; la libertà di scelta educativa della famiglia nei confronti della prole; la possibilità di un concreto miglioramento in qualità e quantità delle risorse a favore della stessa scuola pubblica, statale e paritaria. Il discorso è incisivo e originale, si direbbe “accattivante”, per quanto il tema possa consentirlo, arrivando a delineare – partendo dalla storia e attraversando il presente nella sua oggettività – prospettive estremamente concrete e realistiche. Rispetto a tali argomentazioni, è auspicabile che i preconcetti cadano, lasciando spazio, per il lettore, al gusto personale di un’analisi seria e dettagliata, foriera di ulteriori sviluppi e approfondimenti. Nella realtà in cui viviamo, all’interno della quale siamo chiamati ad intervenire positivamente, ciascuno nel proprio ambito, chi intende affrontare il tema vitale della scuola lo deve fare, oltre che con retta coscienza, anche con una conoscenza ampia e approfondita delle componenti giuridiche, storiche, economiche, antropologiche che del tema stesso sono il fondamento. Che l’alunno, su mandato e responsabilità della famiglia, sia il protagonista di questa esperienza, tanto entusiasmante quanto delicata, è assolutamente certo nel mondo civile; ugualmente è incontestabile che egli abbia tutto il diritto di trovare, nelle persone come nelle strutture, accompagnamento, competenza e accoglienza al massimo livello. Soltanto al termine di un lungo percorso – che comunque è solo la prima delle tappe formative della vita – il giovane potrà a sua volta inserirsi a pieno titolo nella collettività e contribuire al suo miglioramento. E’ questo, oltre ogni legittimo auspicio di miglioramento, lo spirito della Buona Scuola, alimentato da un’ampia consultazione popolare, e divenuto legge 107/2015 dello Stato italiano. In tale prospettiva, allora, diventa fondamentale che la famiglia italiana, soggetto del diritto, sia messa nella condizione di liberamente scegliere la buona scuola pubblica, statale o paritaria ex L. 52/2000, a cui affidare il proprio figlio, perché quest’ultimo possa aprirsi alla realtà secondo le convinzioni e lo stile educativo della famiglia stessa. In questo consiste il principio della libertà di scelta educativa in un pluralismo formativo, che la nostra Costituzione, con la conseguente normativa di riferimento, riconosce, ma che l’attuale ordinamento oggettivamente non garantisce, a differenza di quanto accade nei Paesi europei. La buona scuola pubblica italiana, statale e paritaria, è chiamata quindi – in vista del servizio essenziale proposto alla famiglia che la sceglie – a riscoprire la propria solida identità educativa e culturale, in dialogo con il territorio, con le istituzioni, con la società.

Marco GRUMO, docente di economia presso l’università Cattolica di Milano spiega che anche per la scuola sarebbe utile sperimentare un sistema di finanziamento simile a quello adottato nel settore sanitario italiano, un sistema univoco per la scuola statale e per quella paritaria, fondato sul costo standard per allievo. Non però un costo standard calcolato nella prospettiva del contenimento della spesa da parte del soggetto finanziatore, bensì un vero e proprio “costo standard di sostenibilità”, calcolato cioè avendo riguardo al funzionamento concreto delle scuole e soprattutto alle esigenze e sfide di qualità, sviluppo e inclusione che tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie, dovranno raccogliere nei prossimi anni.
Un costo standard quindi molto particolare non “calcolato a tavolino”, ma concreto e positivo nel breve e nel medio lungo periodo, per la scuola, per il soggetto finanziatore, per gli studenti (anche quelli più deboli), per le famiglie e per gli operatori. Un sistema di finanziamento innovativo e di sviluppo, su cui forse vale la pena meditare ulteriormente e gradualmente sperimentare.

Infine Maria Chiara PAROLA, genitore ed esperta di scuola, afferma che la società italiana, oggi, è in sofferenza. Lo si vede a occhio nudo. Se è vero che da una sola cellula impazzita può svilupparsi una grave patologia nel corpo umano, è legittimo il sospetto che la fragilità della Famiglia, cellula fondante della società civile, porti grave danno allo Stato.
La libertà e il diritto, per i genitori, di scegliere la formazione e l’educazione dei propri figli, attraverso una buona scuola pubblica – paritaria o statale – è fondante, come lo è la libertà e il diritto di movimento, di parola, di uguaglianza davanti alla Legge. La libertà di scelta educativa in un pluralismo di offerta formativa non è negoziabile: appartiene alla notte dei tempi. Mutatis mutandis, la detenevano i greci e i romani, le famiglie della rinascita carolingia, gli studenti delle prime università, tutti coloro che nella storia hanno ritenuto importanti per i giovani la formazione e la cultura. Il genitore di oggi ha la necessità di riflettere per tempo e con intelligenza sul destino del proprio figlio; non può affidare la sua formazione ed educazione ad agenzie che non condividano la linea educativa della famiglia, in quanto la società plurale offre una pletora di modelli disparati e ambigui, oltre ad esempi positivi e condivisibili.
Pertanto è molto importante che la scuola pubblica, paritaria e statale, sia veramente “buona”, cioè abbia anzitutto una identità presentata in modo “chiaro e distinto”, per dirla con Cartesio. Che sia “buona” perchè forma il cittadino di domani, la persona in grado di compiere scelte consapevoli. “Buona” perchè si fonda non solo su premesse gestionali corrette, ma soprattutto su radici di umanità, storia, bellezza, civiltà che sono alla base della nostra cultura. Imprescindibili.
Questo saggio ci vuole dire come.

suor anna monia alfieri 2015“La pubblicazione di un libro – dichiara Anna Monia Alfieri – è sempre il risultato di un cammino. Nello specifico “Il diritto di apprendere” nasce da una intuizione, fin dal 2010, quella del costo standard per studente, subito accolta con generosità, e forse anche con un pizzico di incoscienza da due amiche, Maria Chiara Parola e Miranda Moltedo, con le quali ho curato lo studio “La Buona Scuola Pubblica per tutti, statale e paritaria”, Laterza 2010. Un titolo ambizioso, ma che si è rivelato profetico. Lungo i successivi cinque anni quell’idea appena abbozzata è divenuta oggetto di condivisione, di confronto e di dibattito con esperti appartenenti ai diversi settori coinvolti: economico, giuridico, didattico. Ritengo quindi giusto e doveroso assolvere il mio personale debito di gratitudine ringraziando chi, a vario titolo, ha contribuito alla realizzazione dell’opera.
Innanzitutto il ringraziamento più sentito per la competenza e la disponibilità offerte durante l’elaborazione dello studio è rivolto al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, in particolare al del Ministro, On.le Sen. Stefania Giannini, per il sapiente confronto, la ricca competenza, l’inesauribile passione educativa che la anima e la guida nel suo alto e difficile ruolo al servizio degli studenti e delle famiglie. Un sentimento di viva riconoscenza che, attraverso il Ministro, giunge, con pari intensità di apprezzamenti, anche alle Direzioni Generali, ai Dipartimenti, agli Uffici di settore e ai collaboratori di Viale Trastevere, ricordando in particolare il Capo del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, dott.ssa Sabrina Bono, con il Direttore Generale per le risorse umane e finanziarie, dott. Jacopo Greco, e il dirigente dell’Ufficio IX, dott.ssa Francesca Busceti, per l’aiuto e la disponibilità riservatami nel reperire i dati utili allo studio e per i Focus che hanno arricchito il testo.
In modo ugualmente speciale desidero ringraziare la dott.ssa Giovanna Boda, Direttore Generale, e la Segreteria della Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione con la quale si è istaurato, come con tutti, un dialogo davvero proficuo e costruttivo, animato dalla volontà di giovare al bene della società italiana.
Un ringraziamento fraterno ai co-autori: il prof. Marco Grumo, autorevole studioso del non profit, docente di “Economia e management delle organizzazioni non profit” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e componente del Comitato di Redazione del Libro Bianco sul non profit dell’Agenzia per le Onlus presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; la dott.ssa Maria Chiara Parola per il supporto di pensiero, morale e umano che, come professionista e come madre, senza riserve pone al servizio di una causa tanto ambiziosa eppure così naturale: la libertà di scelta educativa della famiglia.
Un vivo grazie al personale amministrativo dell’Ente Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline, in particolare alla signora Mara Paolatti; esso ha fornito il suo contributo in termini di reperimento ed elaborazione dei dati e delle fonti: un materiale vasto e dettagliato che ha consentito che la presente ricerca avesse connotati scientifici e conclusioni agevolmente riscontrabili.
Un sincero ringraziamento anche a chi ha semplicemente condiviso l’idea e il progetto, sostenendoli nei momenti di maggiore incertezza: in particolare i familiari, gli amici e i colleghi.
Credo di non far torto a nessuno se ringrazio, in modo particolare, sr. Miranda Moltedo, donna intelligente e umile, indefessa correttrice di bozze e di stile; attraverso di lei il giovane nipote Luca, che ha visto nascere questo testo e la riflessione di fondo che lo anima, ora dal cielo, dopo vent’anni di coraggiosa sofferenza, lo benedirà.
Ringrazio anche quanti mi hanno interpellato con le loro domande, forse con “la” domanda per eccellenza: “Perchè è cosi difficile ottenere la libertà di scelta educativa in Italia? Cosa ci manca?” “Nulla – volevo rispondere – se non lo strumento, il costo standard di sostenibilità. E la lucidità di applicarlo”.
In particolare ringrazio gli scettici che ho incontrato, chi cercava di distogliermi dall’idea concepita definendola una sciocchezza, compagni e compagne di strada che hanno però accolto il confronto e che hanno fatto sì che il mio desiderio di libertà giungesse a maturazione. Mi tornano spesso alla mente le parole di Rita Levi Montalcini “Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.” Ed è quanto auguro ai nostri giovani. Questo testo non mi, non ci appartiene più: è di chi desidera il meglio per la Nazione.
Desidero ardentemente realizzare un cambiamento di mentalità tanto più importante perché riguarda il mondo della scuola e, di conseguenza, il futuro dei nostri giovani a cui tutti sentiamo di voler garantire un futuro più equo attraverso la garanzia effettiva del diritto di apprendere.
Il miglioramento della società – ne sono convinta – passa da quello della scuola: mi auguro che nessuno voglia interrompere il processo di rinnovamento, guardando all’interesse proprio e non a quello della collettività.
Se qualcuno oggi mi domandasse perché dedico tempo ed energie a queste tematiche mi piacerebbe rispondere con le parole di due grandi ispiratori della mia esistenza: “I care” (don Lorenzo Milani) e “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa; chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola” (Giovanni Falcone)”. (Da Molisetabloid.it)

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