Nelle Terre dei Principi. Guida agli itinerari italo-greci nella Campania meridionale

di Massimo Cortese

Quando venni a sapere che nell’aprile del 2010 l’Amministrazione Provinciale di Salerno e la Prefettura greca di Lesbo avevano siglato un gemellaggio, non diedi una grande importanza alla cosa. Quando poi, in occasione del viaggio nel settembre 2019 alla Fondazione Musei Integrati dell’Ambiente di Pertosa, ho ricevuto in omaggio il volumetto Nelle Terre dei Principi. Guida agli itinerari italo-greci nella Campania meridionale (Fondazione MiDa, 2019), ho compreso che quel gemellaggio, che non credo abbia avuto alcun seguito per via delle sopraggiunte normative nazionali, aveva una giustificazione profonda.

Ritengo che questo libro sia di grande valore, in quanto racconta di una presenza culturale che ha trovato in questo territorio la sua logica collocazione.
Quali sono le origini di questa incredibile storia? Dopo la conquista della Sicilia da parte degli Arabi, a partire dal settimo fino alla seconda metà dell’undicesimo secolo, un consistente flusso migratorio diede vita all’insediamento di intere comunità, guidate da monaci greci. La cultura di quei popoli erranti si affermò in quelle terre. Ancora oggi resta qualche traccia della loro vitalità culturale, a distanza di non pochi secoli, nonostante l’usura del tempo, le vicende politiche, i continui passaggi di proprietà e le deliberate distruzioni di documenti e non solo. Potremmo definirla una testimonianza leggendaria, affascinante senz’altro, che emoziona e commuove con i suoi manufatti realizzati nella notte dei tempi e arrivati fino a noi. Nel caso specifico, l’espressione “nella notte dei tempi”, usata nel linguaggio comune per indicare epoche lontanissime, è quanto mai appropriata, dal momento che quelle vicende sono iniziate oltre un millennio fa. Laddove non rimangono neppure i resti di un rudere, ecco la testimonianza orale, tramandata di generazione in generazione.

Il merito per la conservazione di queste testimonianze è della Natura stessa dei luoghi: quell’Ambiente, sicuramente inospitale, ha assicurato un rifugio a quegli esuli.
La Guida, opera meritoria della Fondazione MIDA di Pertosa, con quell’acronimo che forse strizza l’occhio al mitico Re che trasformava ciò che toccava in oro, resa possibile dalla collaborazione della Regione Campania, nel valorizzare questa lontana memoria dell’operosità umana, rende giustizia ad una testimonianza che rischia di scomparire. Ben venga allora la mappatura degli itinerari turistici che fanno memoria di questa lontana presenza culturale.

Quei luoghi sono pervasi da un’atmosfera magica che trasmette un benessere interiore e favorisce il raccoglimento e la riflessione, come intuirono sin da principio le comunità dell’illustre passato. In quelle terre si respira un senso di immensa gratitudine che unisce gli esseri umani, a prescindere dal tempo nel quale sono chiamati a vivere su questa terra.

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