Angelo Pio Buffo, L’eredità controversa di un giurista “eretico”
Incipit: Esaltato e odiato. Non solo in patria ma anche in quella terra inglese che lo accolse e per circa vent’anni lo vide Regius Professor di Civil Law alla prestigiosa Accademica oxoniense. Esule religionis causa e, per un beffardo paradosso della storia, due volte eretico: avversato dall’Inquisizione cattolica e dai puritani d’Oltremanica. Pericolosamente eterodosso per il Sant’Uffizio, che lo aveva duramente sanzionato e costretto, insieme alla sua famiglia, a fuggire all’estero. Allo stesso tempo, ostracizzato per sospetto nicodemismo dai teologi protestanti. E, in particolare, da John Rainolds, custode ad Oxford dell’ortodossia anglicana, che non aveva apprezzato la sua strenua difesa della iurisprudentia contro la pretesa di ridurla ad ancilla theologiae . E che in aggiunta alle antiche accuse di papismo e di italica levitas finì per rivolgergli anche quella, per molti versi più corrosiva, di “impietatis et nequitiae […] architectum”

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Giovanni Maria Molfetta, Gennaro Perrotta: una sintesi efficace degli studi classici in Italia
Incipit: Nello scenario della filologia classica italiana del Novecento Gennaro Perrotta non fu soltanto uno degli interpreti più brillanti ma indicò un punto di snodo forse necessario nella definizione di un volto non più parziale per gli studi sull’antico in Italia. Qui, durante l’epoca pre-unitaria, le condizioni della filologia classica erano di estrema arretratezza, in netto ritardo rispetto agli altri stati d’Europa; tra questi la Germania esercitava un’indiscussa quanto illimitata egemonia.
La filologia greca in modo particolare viveva una situazione difficile, se non altro perché la vecchia scuola umanistico-clericale, instaurata con la Controriforma, era basata sullo studio del latino. Si trattava oltretutto di un latino mnemonico, retorico, insegnato senza metodo critico e, appunto, privo del confronto con il greco1. I limiti del provincialismo in cui la filologia in Italia si era fino ad allora reclusa si infransero con Enea Piccolomini (1844-1910) e Girolamo Vitelli (1849- 1935), promotori di due autentiche scuole – la pisana e la fiorentina – la cui opera, già alla fine dell’Ottocento, permise di recuperare il tempo perduto.
