Il racconto ‘La Figliolanza’ presentato a Foggia

Su iniziativa della Rivista e del Centro culturale Arché, Venerdì 24 marzo 2017, presso la Libreria Mondadori di Foggia, il giovane regista teatrale Gaetano Doto ha realizzato il reading del racconto La figliolanza, tratto dal secondo libro, intitolato Non dobbiamo perderci d’animo (Montag, Recanati 2012), dell’anconetano Massimo Cortese.
L’incontro è stato introdotto dal professor Lorenzo Scillitani, che ha parlato della vicenda di un giudice brasiliano, offrendo lo spunto per una riflessione sull’applicazione della pena in quel Paese.
La recitazione del racconto ha favorito il coinvolgimento del pubblico e la sua immedesimazione nei personaggi.
La trama è semplice: un giudice – dopo aver condannato un uomo che ha ammazzato la moglie – si sente in dovere di occuparsi, senza dirglielo, della sorte dei due figli rimasti senza madre, strappandoli così ad un amaro destino. In prigione il padre assassino viene a sapere della sensibilità dimostrata dal giudice per la tragedia e, all’uscita dal carcere, si reca a ringraziarlo. A seguito del colloquio l’uomo riflette sulla buona sorte che è toccata ai suoi figli e se ne rallegra, ma la sua felicità sarà di breve durata, in quanto, mentre attraversa la strada per recarsi da loro, viene investito da un motociclista e muore. Al reading era presente in sala l’Autore, che ha presentato i suoi quattro libri, genere Narrativa Impegno sociale: Candidato al Consiglio d’Istituto, sull’educazione e sul bullismo visto con gli occhi della vittima o zimbello, Non dobbiamo perderci d’animo, dedicato al 150° Anniversario dell’Unità Nazionale, Un’opera dalle molte pretese sul rapporto Cittadino-Istituzioni e L’ultimo Natale delle Province, sulle province e non solo. Non dobbiamo perderci d’animo è una raccolta di episodi ambientati negli ultimi 150 anni, con l’unica eccezione di Cimabue e Giotto, un racconto fantastico nel quale viene immaginato l’incontro, che segnerà una svolta nell’arte pittorica italiana, tra i due noti talenti del trecento. Uno dei presenti ha chiesto a Cortese di leggere un suo racconto a piacere, e la scelta è ricaduta proprio su Cimabue e Giotto, in quanto fornisce lo spunto per una riflessione sull’educazione alla Bellezza presente nel passato e sul vuoto educativo di oggi. È seguito un vivace dibattito, nel corso del quale si è parlato del momento storico attuale, caratterizzato dalla solitudine, dalla dipendenza sempre crescente dai cellulari e affini e dal disagio sociale in genere, a cominciare dal mancato rispetto per le più elementari norme di educazione civica.
Al reading-presentazione ha partecipato un pubblico sensibile alle problematiche sollevate dall’autore. La genuinità del dibattito che è scaturito dalla lettura del brano documenta l’attenzione crescente alla questione educativa. Cortese, con la sua scrittura semplice e immediata, dà voce all’inquietudine dei nostri tempi. Nello stesso tempo, i suoi racconti sono sempre veicolo di speranza: anche nelle situazioni più cupe viene evidenziata la possibilità di un riscatto, di un esito positivo. Cortese raffigura gesti di umanità che riaccendono la fiducia nell’uomo e nella realtà. M.C.

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